Stiamo parlando di sistemi pressurizzati (PDS) comunemente utilizzati per proteggere dal fumo vani scala e vie di esodo. Il tema è interessante ed attuale, vista la recentissima pubblicazione della norma UNI EN 12101-13: 2022, disponibile sul sito dell’UNI.
Uno degli aspetti più rilevanti introdotti dalla nuova norma è sicuramente quello del commissioning, ovvero di una corposa sezione (composta da ben 4 capitoli su 11 totali) in cui si dettagliano le fasi di collaudo del sistema, fondamentali per verificare che quanto progettato trovi corrispondenza, a livello prestazionale, nell’impianto realizzato.
In particolare la nuova norma: “fornisce dettagli sulle caratteristiche critiche e le procedure rilevanti per l’installazione” e “descrive le procedure di commissioning e i criteri dei test di accettazione richiesti per confermare che le previsioni di progetto sono realizzate nell’edificio” (cfr. Scopo, cap. 1 della UNI EN 12101-13: 2022), e insiste in tutto il testo su questi due aspetti, fondamentali per una corretta progettazione e realizzazione di sistemi pressurizzati.
1 – L’AIR RELEASE
In piena continuità con la norma precedente, che lo raccomandava fin dal 2005, epoca della prima pubblicazione, anche per questo documento tecnico una delle criticità principali consiste nel “determinare sia dove l’aria fresca debba essere introdotta nell’edificio, sia dove quest’aria (mista a fumo) lascerà l’edificio e quale percorso seguirà in questo processo di sfiato” (dall’introduzione della UNI EN 12101-13: 2022). Da qui la necessità di individuare sempre un air release path a prova di vento esterno. Le motivazioni teoriche a sostegno di questo elemento sono ben note e le riassumiamo brevemente.
In caso di incendio in un locale, il locale protetto adiacente (a sinistra nella figura) viene pressurizzato per impedire l’entrata del fumo. Condizione perché la sovrappressione Δp del locale protetto rimanga costante è la presenza di aree di sfiato (freccette blu) costituite principalmente dalle fessure presenti sul perimetro delle porte. L’aria che in tal modo penetra nel locale incendiato (a destra nella figura) a sua volta tende ad aumentare la pressione anche nel locale a destra; quest’ultimo aumento di pressione deve essere scaricato all’esterno attraverso un air release, uno sfiato in aria libera (particolare circolettato in rosso). L’air release è necessario perché in sua mancanza la pressione nel locale a destra aumenterebbe fino ad equiparare quella del locale a sinistra; in queste condizioni il fumo dell’incendio, non più contrastato da un gradiente di pressione, sarebbe libero di propagarsi all’interno del locale protetto, contravvenendo il tal modo agli obiettivi del progetto.
Questo meccanismo diventa particolarmente importante quando il flusso da sinistra verso destra, a seguito dell’apertura della porta di comunicazione tra i due locali, assume valori molto elevati: in tali condizioni l’air release va dimensionato, piuttosto generosamente, tramite calcoli specifici.
2 – IL COMMISSIONING
La norma dedica ben 4 capitoli, sugli 11 totali, ai test di accettazione e periodici (capitoli 8, 9, 10 e 11), costituendo una sorta di “norma nella norma”.
Le ragioni di questa particolare insistenza sono principalmente due:
1. Un PDS viene progettato per garantire il rispetto dei requisiti basilari bilanciando una portata di aria in ingresso (air inlet) con la somma delle perdite di pressione dovute alle separazioni fisiche presenti all’interno e sul perimetro esterno dell’edificio (air leakages). Per il computo delle leakages la norma propone dei valori tabulati standard, basati sulle soluzioni più comunemente disponibili sul mercato, sapendo bene che l’entità delle perdite effettive è, nella maggior parte dei casi, ignota e tale resterà. Ciò significa che per avere un sistema efficace non basta progettarlo: è necessario anche verificare che le condizioni dell’involucro edilizio siano in linea con quanto ipotizzato nei calcoli di progetto. Per far questo L’unico modo per fare questo è tramite una scrupolosa fase di commissioning che permetta di verificare il rispetto dei requisiti di norma a posteriori, quando il PDS sarà completamente installato e funzionante.
2. Il corretto funzionamento del PDS è di cruciale importanza per la salvaguardia della vita. La norma infatti recita: “I malfunzionamenti del PDS sono un tema che riguarda la sicurezza della vita umana, non un tema di manutenzione che può essere programmato e posticipato. Se il PDS non funziona, la salvaguardia della vita è a rischio e devono essere messe in atto misure addizionali” (UNI EN 12101-13: 2022, paragrafo 11.1).
I quattro capitoli dedicati al commissioning sono molto dettagliati e contengono informazioni e procedure su:
- Definizione e individuazione delle condizioni, anche climatiche, preliminari all’attività di test;
- Qualificazione degli strumenti di misura;
- Disponibilità minima di informazioni sulla conformazione del sistema;
- Responsabilità delle parti in causa, incluse le autorità;
- Modalità dettagliate di test in funzione della tipologia di PDS;
- Valutazione delle condizioni di misura che potrebbero avere influenza sui risultati;
- Documentazione da produrre;
- Interazioni con altri sistemi di protezione attiva a contorno;
- Gestione delle anomalie rilevate;
- Registrazione delle misure;
- Test di routine (sistematici ripetuti nel tempo);
- Manutenzione
Il principio generale dal quale discendono tutte le indicazioni sopra elencate è quello della verifica dei requisiti prestazionali dichiarati nel progetto. In questo senso la Tabella dei requisiti normativi (Tabella 1, paragrafo 5.1) è da considerarsi il riferimento obbligato; a tutti gli effetti è proprio la Tabella 1 che dà consistenza a tutto il testo normativo e, in particolare, giustifica la fase di commissioning.